Domus de janas

le case delle fate

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  1. green forest
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    DOMUS DE JANAS



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    Il nome popolare significa letteralmente "case delle fate" ma in realtà esse sono delle tombe scavate nella roccia dalle popolazioni che vissero in Sardegna nel Neolitico, prime fra tutte quelle della cosiddetta "cultura di Ozieri", che fiorisce nel periodo compreso fra il 4000 e il 3000 a.C. circa.

    Le domus de janas sono diffuse su tutto il Mediterraneo, ma particolarmente in Sardegna dove si possono scorgere in tutto il territorio dell'isola sia isolate che in grandi concentrazioni costituite anche da più di 40 tombe.

    Le tombe, che spesso formano vaste necropoli, a volte sono molto elaborate e presentano un'anticamera, spesso dotata di nicchie scavate nelle pareti, e una camera su cui si affacciano numerose piccole celle nelle quali venivano deposti i defunti. Molto belle sono poi le tombe decorate con rilievi scolpiti o incisioni che spesso rappresentano motivi a spirale e le corna, simbolo della divinità maschile.

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    CHI LE COSTRUÌ?



    Molto probabilmente le domus de janas erano state costruite dal popolo del mare, il popolo Shardana...
    queste genti venute dal mare, erano genti laboriose e pacifiche, dedite all'agricoltura e con una particolare religione che aveva una corrispondenza nelle lontane isole Cicladi (con il post degli Shardana parlerò meglio sia di loro che della loro storia come il loro luogo d'origine). Adoravano il Sole e il Toro, simboli della forza maschile, la Luna e la Madre Mediterranea, simboli della fertilità femminile. Statuine stilizzate della Dea Madre sono state ritrovate in queste sepolture e nei luoghi di culto come nuraghi e pozzi sacri dediti alla Dea Madre.

    INUMAZIONE:



    Seguendo particolari riti, il defunto veniva trasferito da quella che durante la sua vita fu la sua casa abituale, in un'altra casa, secondo un antico principio ideale - proprio di queste genti - che presupponeva la continuità eterna dell'essere umano.
    I corpi venivano deposti in posizione fetale e - si pensa - venissero dipinti con ocra rossa, così come le pareti della tomba stessa. Accanto alle spoglie venivano deposti oggetti di uso comune facenti parte del corredo terreno del defunto e si pensa anche che venisse lasciato del cibo per il viaggio ultraterreno. Nel tempo i corredi funebri venivano rimossi per far luogo a nuove deposizioni e questa usanza ripetuta nei secoli ha impedito una miglior conoscenza del fenomeno e per questa ragione le ipotesi che le domus de janas fossero destinate ad un unico gruppo familiare resta non provata.
    L'archeologo Giovanni Lilliu su questo argomento ha scritto che: « ... i cadaveri erano sepolti, non di rado, sotto bianchi cumuli di valve di molluschi. Ma tutti portando con sé strumenti e monili della loro vita terrena: punte di frecce di ossidiana, coltelli e asce di pietra, ma anche collane, braccialetti ed anelli di filo di rame ritorto, e tante ceramiche». Altre ipotesi sostengono che il corpo veniva lasciato all'aperto per scarnificarsi e solo dopo, quando era ridotto ad uno scheletro, veniva riposto nelle grotticelle.

    LA FORMA:
    Le grotticelle funerarie sono state scavate su costoni in cui affiorava la roccia viva, una vicino all'altra così da formare nel tempo delle vere e proprie necropoli. Anche se presenti in altri siti mediterranei, sull'isola acquistano un carattere di unicità e straordinarietà per l'accurata lavorazione, per i caratteristici aspetti architettonici e le ricche decorazioni che richiamano quelle che furono le case dei vivi (ma su scala ridotta, si pensa, più o meno alla metà), dando una precisa idea di come in realtà fossero costruite le case dei paleosardi cinquemila anni fa.





    Successivamente anche le successive culture prenuragiche utilizzarono le domus de janas. furono occupate anche durante la Civiltà nuragica ed in età storica.
    Il caso più conosciuto e quello della necropoli di Sant'Andrea Priu a Bonorva utilizzata come chiesa in periodo romano e poi in quello bizantino quando fu più volte intonacata e dipinta con affreschi dedicati alle storie della Vergine, alla vita di Cristo e degli apostoli.
    Questa necropoli contiene ben 18 camere ed è una, se non l'unica, domus cosi grande e definita...

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    LEGGENDA



    Esistono varie leggende legate alle janas (come tutte le leggende del mondo)...una in particolare racconta che le janas erano delle piccole fatine dalla pelle candida e dalle statura minuta che vivevano delle loro case scavate nella roccia e da li osservavano gli uomini e ciò che facevano, con interesse e paura, la razza umana. la cosa che le faceva spaventare di più era che il loro mondo fosse stato scoperto e distrutto dalla crudeltà dell'essere umano!!!
    Le fatine erano dedite a cucire, creare abiti per il loro piccoli e fare del pane talmente leggero da essere quasi invisibile all'occhio umano. Esse avevano anche un'altro compito, forse l'unico che interessava all'essere umano, le fatine dovevano custodire un tesoro che non sarebbe mai dovuto finire nelle mani degli uomini e cosi, le giovani fate, misero una musca maccedda (mosca macellaia) a guardia del tesoro all'interno del forziere...
    gli uomini spaventati da questa creatura non osavano avvicinarsi al tesoro che restava nascosto ad ogni uomo che non aveva il cuore puro!


    FONTI:
    ilportalesardo.it
    wikipedia
    altre ricerche generali

     
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5 replies since 22/6/2013, 08:42   1992 views
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