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Il Pentacolo, il simbolo più famoso della Wicca, è una chiara, evidente ed
affascinante dichiarazione circa il nostro posto nell'universo.
Quando il Pentacolo è disegnato o scritto, l'immagine delineata è chiamata
pentagramma. Il pentagramma rappresenta un concetto antico che si può
ritrovare nel pensiero filosofico sia occidentale che orientale. Anche se
vecchia di 8.000 anni, l'immagine del pentagramma è adatta nel nostro
mondo moderno.
In Italia, purtroppo, il nostro pentagramma può erroneamente essere
confuso con il simbolo delle BR; un simbolo, il loro, comunque leggermente
allungato, ma che comunque può generare confusione ad un’occhiata
superficiale. Il nostro pentagramma ci dice che abbiamo il potere di
riunire lo Spirito alla Terra; ciò si adatta ad ogni momento della nostra
vita quotidiana, così come a ogni pensiero spirituale. La capacità di
riportare lo Spirito sulla/nella Terra è ciò che ci rende completi.
Nei rituali della nostra Arte, il pentacolo è un disco rotondo con
iscritto un pentagramma e va posto sopra l’altare. Il disco può essere
fatto di vari materiali.
Nei periodi più bui, il pentacolo è stato plasmato con materiali facili da
gettare, come argilla o pasta. Essere trovati in possesso di un pentacolo
in quei tempi poteva veramente mettere la vostra vita in pericolo.
Al giorno d'oggi, i pentacoli sono forgiati in metalli quali rame, ottone,
argento o anche oro. Molte streghe si costruiscono il loro proprio
pentacolo con vetro colorato o incidendo le pietre o il legno. Il
pentacolo può anche essere personalizzato aggiungendo i simboli
astrologici adatti, rune ed altri sigilli (simboli magici, piccoli segni)
che hanno significati particolari per il praticante.
Molte streghe portano un ciondolo o un anello col simbolo del pentacolo
come segno distintivo della loro religione o come amuleto o talismano. Il
pentacolo d’argento rappresenta l'energia della Luna e le forze
spirituali. Lo stesso simbolo fatto d’oro rappresenta le energie solari di
potere e di forza. Molti pentacoli hanno pietre incastonate che possono
rappresentare il segno zodiacale o un'energia particolare che si desidera
attrarre.
Durante i riti magici, il pentagramma può essere disegnato nell'aria
dall’athame o dalla spada. Una volta tracciato in un determinato senso, è
usato sia per invocare che per scacciare le energie. Posto sull’altare,
diventa un punto focale dove indirizzare le energie del potere magico o
della celebrazione. Il più semplice rito di questo tipo è la magia della
candela. Una candela del colore adatto è accesa e posta sul pentacolo.
Per tradizione, a ciascuno dei cinque angoli è stato attribuito uno dei
cinque elementi metafisici degli Antichi:
TERRA: (angolo in basso a sinistra) rappresenta la stabilità e la
resistenza fisica.
FUOCO: (angolo destro in basso) rappresenta il coraggio e la sfida.
ACQUA: (angolo destro superiore) rappresenta le emozioni e l'intuizione.
ARIA: (angolo superiore a sinistra) rappresenta l'intelligenza e le arti.
SPIRITO: (al vertice superiore) rappresenta il Tutto ed il Divino.
Il cerchio intorno alla stella rappresenta il Dio/Dea che tutto
ricomprende; esso rifrange e riflette tutta la luce, dando a chi lo porta
intelligenza, saggezza universale e protezione.
Le origini del pentagramma risalgono alla più remota antichità storica.
Fin da tempi pre-Sumerici, esso è stato venerato da molte civiltà. Per il
popolo ebraico, esso indica simbolicamente il Pentateuco, i cinque libri
di Mosé: la Genesi, l'Esodo, il Levitico, i Numeri, il Deuteronomio.
Comunque sia, il pentagramma è sopravvissuto nel tempo e ha assunto
disparati nomi come radice di druido e stella di strega.
Per i seguaci di Pitagora, era conosciuto come il Pentalpha essendo
composto di cinque A (alfa) intrecciate. Possiamo forse vedere l'alfa che
è la prima lettera dell'alfabeto come dimostrazione di unità nel mezzo di
molteplicità. L'individuo come parte del Tutto.
Nella magia cerimoniale, i punti possono rappresentare le vari energie,
spiriti o divinità elementali.
È il dominio della mente sovrana sugli elementi più grezzi e densi del
nostro essere. Segnala il risveglio della consapevolezza cosmica e
dell’inizio del movimento della nostra mente oltre i regni della forma
materiale, oltre le percezioni limitate dei cinque sensi. Permette a
infinite possibilità di esistere all'interno dell'Universo e di renderci
liberi di esplorare e svilupparci.
Tutto ciò si trasforma in in una rappresentazione grafica dello Spirito
che domina i cinque elementi. Quando il pentagramma è disposto all'interno
di un cerchio, la sua energia è concentrata e diretta. Il pentagramma
messo diritto, per coloro che colgono la percezione spirituale,
rappresenta il riscatto dello Spirito sulla materia con il controllo di
essa.
Usato in posizione inversa, con il punto superiore che indica verso il
basso, il pentacolo rappresenta una seconda o terza condizione di grado in
alcuni gruppi tradizionali. Molti di questi gruppi lo hanno però
sostituito con una forma triangolare per simboleggiare gli stessi gradi a
causa dell'associazione della forma invertita del pentacolo con satanismo
e magia nera.
Il numero cinque è attribuito all'influenza di Marte. Così alcune streghe
pensano alla stella a cinque punte all'interno del cerchio come forza o
potere contenuti e controllati da saggezze divine.
Immaginate la mela perfetta, matura e piena da scoppiare. Tagliata a metà,
rivela una meravigliosa stella a cinque punte simmetrica, costituita dai
semi all'interno. In pratica, ciascuno di questi cinque semi può essere
visto come simbolo del proprio relativo rispecchiare gli aspetti
spirituali di questo segno universale: idea, nutrimento, vita, conoscenza
segreta ed i misteri nascosti all'interno della terra. Perchè questo
emblema bello e potente, la stella a cinque punte o pentagramma, è
diventato un emblema così equivocato e spesso stigmatizzato pur in questo
periodo apertamente illuminato?
Nella storia di Adamo ed Eva, la mela indicava simbolicamente la
conoscenza nascosta che era stata proibita al genere umano. Altre antiche
culture incoraggiavano le persone di un particolare ceto sociale ad essere
guidate nella loro ricerca di saggezza divina. Per esempio, i Veda
affermano che l'Universo e noi stessi siamo Uno e che comprendendo questo
ed entrando in contatto con quella energia e stato dell’Universo stesso,
arriviamo a capire questa “unitas” e questo universale stato estatico.
Sentite questo canto:
"Allora non c'era il non-essere, non c'era l'essere; non c'era
l'atmosfera, né il cielo, (che è) al di sopra. Che cosa si muoveva? Dove?
sotto la protezione di chi? che cosa era l'acqua (del mare)
inscandagliabile, profonda?
Allora non c'era la morte, né l'immortalità; non c'era il contrassegno
della notte e del giorno. Senza (produrre) vento respirava per propria
forza quell'Uno [tad ékam: genere neutro]; oltre di lui non c'era niente
altro.
Tenebra ricoperta da tenebra era in principio: tutto questo (universo) era
un ondeggiamento indistinto. Quel principio vitale che era serrato dal
vuoto, generò se stesso (come l'Uno) mediante la potenza del proprio
calore. Il desiderio nel principio sopravvenne a lui, il che fu il primo
seme (manifestazione) della mente. I saggi trovarono la connessione
dell'essere nel non-essere cercando con riflessione nel loro cuore.
Trasversale fu tesa la loro corda: vi fu un sopra, vi fu un sotto? vi
erano fecondatori, vi erano potenze: sotto lo stimolo, sopra
l'appagamento. Chi veramente sa, chi può qui spiegare donde è originata,
donde questa creazione? Gli déi sono al di qua (posteriori) della
creazione di questo (mondo) ; perciò chi sa donde essa è avvenuta? donde è
avvenuta questa creazione, se l'ha prodotta o se no, colui, che di questo
(mondo) e il sorvegliatore [il divino in forma personale, n.d.r.] nel
cielo supremo.
egli certo lo sa se pur non lo sa".
Questi concetti erano presenti in molte antiche civilità. Per la cultura
occidentale predominante, la disciplina sacra è sempre stata indirizzata
verso una Divinità sola. In tempi passati è stato considerato eresia
studiare il meccanismo Divino dell'Universo. La mela era una metafora:
indicava che sono cessate le condizioni per cui non dovremmo cercare di
sapere e non dovremmo cercare di ottenere la conoscenza e la
consapevolezza dell’Universo (e quindi anche di noi stessi). Il
pentagramma, nel suo aspetto che conosciamo, come anche il pentacolo, era
anche un simbolo di fede religiosa.
Per i tempi attuali, il Pentacolo rappresenta molte condizioni di grado. I
cinque vertici simboleggiano le quattro direzioni, i quattro Elementi, con
il quinto punto in alto, in posizione dominante, come punto dello spirito
divino, dentro ed al di fuori di tutto. Il cerchio intorno alla stella
simboleggia l'unità e l'interezza universale. Rappresenta la ricerca della
conoscenza del divino, un concetto antico in origine e universale nelle
intenzioni, dai più antichi testi che narrano di rituali scritti a
Babilonia, passando per i Celti, arrivando fino alle tradizioni dei Nativi
Americani.
Come altri simboli che sono tracciati con un’unica linea ininterrotta,
questo simbolo è usato per contrassegnare il Cerchio magico o gli spazi
rituali, in genere per le invocazioni delle Divinità o degli spiriti.
Il pentagramma è divenuto uno dei simboli più potenti e più popolari usati
da molti Neo-Pagani, compresi i praticanti di Wicca e di Magia
Cerimoniale. Nella pratica magica, i Pagani possono tracciare la figura
del pentagramma nell'aria con l’athame, o una spada consacrata, talvolta
nelle quattro direzioni, come parte del rituale. Un pentacolo reale sotto
forma d'un disco piano spesso caratterizza l’altare ed è un arnese rituale
ampiamente utilizzato. Questo simbolo è usato per decorare altri arnesi o
oggetti magici quali il calice, il calderone, o il manico dell’athame. Per
alcuni rappresenta l'energia femminile della Dea e può essere usato per
legare gli spiriti elementali della terra, come pure per mantenere
consacrati oggetti quali erbe, amuleti e cristalli. Il testo recitato o
cantato di un incantesimo o di una invocazione dovrebbe essere ripetuto
cinque volte per contribuire ad assicurare la sua efficacia. (3, 5, 7, 9 e
13 sono o alcune delle ripetizioni più comunemente usate in questo
contesto). Il pentacolo è portato addosso da molti Pagani sia per
l’aspetto ornamentale e simbolico sia per protezione e per indicare che
sono entrati nel mondo della Magia e saggezza divine.
È interessante notare che le simmetrie quintuple si trovano raramente
nelle forme di vita non-organiche ma sono solitamente riferibili a forme
vitali, come la mano umana, la stella di mare, fiori, piante e molte altre
forme viventi. Questo modulo di cinque esiste persino più profondamente, a
un livello molecolare. Cinque, quindi, incarna la forma e la formazione
della vita, l'essenza stessa della vita.
Il pentagramma è un simbolo sacro molto diffuso usato da tempi antichi in
molte zone tra cui l'Egitto, l'India, la Persia e la Grecia. Quasi tutte
le culture hanno avuto un simbolo quintuplo che fosse molto importante per
la loro vita religiosa e spirituale. La natura sacra del cinque, la natura
fondamentale "dell’essere cinque", è ampiamente confermata nella
tradizione celtica da cui molto il paganesimo moderno ha attinto
culturalmente e spiritualmente. Il cinque compare spesso nella tradizione
celtica: l'Irlanda ha cinque grandi strade, cinque province e cinque
codici di legge. Il popolo delle fate e le figure mitologiche indossavano
cinque mantelli per volta.
Nell’antico racconto irlandese, "La tazza dorata di Cormac", l’eroe "vide
un castello reale con quattro case dentro di esso e un pozzo luminoso con
nove vecchi nocciuoli che crescevano sopra di esso. Nel pozzo c’erano
cinque salmoni che mangiavano le nocciole che cadevano dagli alberi, e
buttavano i gusci a galleggiare verso i cinque corsi d’acqua che lì si
generavano. Il suono delle correnti era la musica più dolce... La sorgente
era il Pozzo della conoscenza e le cinque correnti i cinque sensi
attraverso i quali è ottenuta la conoscenza. Nessuno avra' la conoscenza
se non beve sia dal pozzo che dai ruscelli. Coloro che sono esperti in
molte arti bevono sia dal pozzo che dai ruscelli."
In un'altra parte del mondo, intorno al 500 p.e.c.(prima dell’era
corrente) visse Pitagora, un impareggiabile studioso e letterato,
insegnante e leader indiscutibile famosissimo per la sua conoscenza di
aritmetica, di musica, di governo e della geometria sacra. Approfondì la
conoscenza dei misteri divini e, come gli antichi Celti, (e molti
Neo-Pagani) imparò e coesistette amabilmente con entrambi i mondi.
Pitagora fondò una scuola in cui insegnò a molta gente, uomini e donne,
che andavano da lui alla ricerca di conoscenza divina. Purtroppo, la
scuola è stata soppressa ad un modo brutale per motivi politici. Dopo di
questo, i suoi seguaci con le loro conoscenze furono costretti alla
clandestinità. I Pitagorici consideravano la stella a cinque punte come un
simbolo di vita e del divino nell'essere umano. Di conseguenza, si è
trasformato nel segno segreto dei seguaci di Pitagora, "in modo da potersi
riconoscere". Le scuole di Pitagora mantennero il segreto, e dalla
progressiva decadenza di questa scuola si formarono le Scuole di pensiero
gnostico ed ermetico (che comprendevano sia uomini che donne, fra cui
anche seguaci dei primi stadi del cristianesimo), correnti di pensiero del
tardo ellenismo, fondate su una raccolta di scritti esoterici,
tradizionalmente attribuiti ad Ermete Trismegisto ed orientati nel senso
di una gnosi che, rivelando all’uomo il divino, lo identifica con questo.
La scuola filosofica dei pitagorici venne fondata da Pitagora, di cui non
abbiamo notizie certe per quanto riguarda la vita. Essa nacque in Grecia
ma si sviluppò nella Magna Grecia, precisamente ci furono scuole a Sibari,
Crotone, Reggio Calabria e Agrigento. Ma verso la fine del VI secolo
venero cacciati via da queste città per le loro idee anti-democratiche, e
addirittura la comunità di Crotone venne distrutta durante un tumulto
polare, quindi continuò a sopravvivere in Grecia, a Tebe, dove vennero
riorganizzate le conclusioni, cui la prima generazione di pitagorici era
giunta, da una seconda generazione, di cui il più importante esponente fu
Filolao. Questa scuola si ispirava ai filosofi di Mileto infatti Pitagora
(575-490/97 p.e.c.) fu un discepolo di Anassimandro, ma allo steso tempo
riprendeva gli elementi dei misteri eleusini e dei culti orfici, che a
loro volta si erano ispirati alle religioni orientali. Perciò la scuola
dei pitagorici si era organizzata a mo’ di setta, comunque molto diversa
dalle altre scuole filosofiche classiche. Infatti essa aperta a tutti,
donne e stranieri compresi, ma prima dovevano purificarsi (come nei culti
orfici) e sottoporsi ad una sorta di catechismo, che insegnava i principi
che si dovevano applicare nella propria vita quotidiana: essi dovevano
rispettare gli dei, essere fedeli agli amici, fare un esame di coscienza
la sera, un progetto per la giornata la mattina, non dovevano mangiare né
carne né fave, non dovevano indossare panni di lana e anelli, non potevano
girarsi indietro per raccogliere qualcosa caduto, inoltre non potevano
spezzare il pane o attizzare il fuoco con il metallo. Per questo diciamo
che alla fine questa scuola perde il suo carattere prettamente filosofico
per poi prenderne uno di carattere più mistico e religioso, infatti il
ruolo del filosofo si confondeva con quello dell’uomo politico e
dell’educatore, dell’oracolo e del sacerdote.
I pitagorici riprendono dai misteri eleusini l’esotericità, cioè i loro
insegnamenti non erano destinati ad un pubblico vasto, ma solo agli
appartenenti alla scuola, e questi non potevano rivelarlo a quelli che ne
erano al di fuori, pena la morte. Ippaso di Metaponto, rivelò l’esistenza
dei numeri irrazionali che i pitagorici avevano scoperto, e per tale colpa
venne cacciato dalla scuola e ucciso. Per questo gli stessi antichi
contemporanei ai pitagorici non sapevano con precisione quale fosse la
loro teoria filosofica.
Gli insegnamenti impartiti dal maestro erano a carattere dogmatico, cioè
dovevano essere presi come verità assoluta e non potevano essere
contestati, come dice Diogene Laerzio, infatti il maestro all’inizio di
ogni discorso soleva dire che non avrebbe tollerato nessuna insinuazione
riguardo a quello che stava dicendo. Inoltre il maestro parlava dietro una
tenda e chi riusciva a vederlo se ne vantava a vita. Qui viene proprio a
mancare la caratteristica principale della filosofia, che ricerca la
verità e non se ne arroga il possesso, inoltre la discute continuamente
per cercare di raggiungere sempre la verità migliore. La base della
ricerca filosofica è proprio la libertà di pensiero, di discussione e di
confutazione. Nella scuola pitagorica questo principio cade.
All’interno della cerchia dei discepoli, c’erano due categorie: gli
acusmatici, che potevano solo ascoltare e neanche potevano contestare ciò
che diceva il maestro, e i matematici, che invece avevano la facoltà di
parlare liberamente con il maestro e quindi di formare un’opinione
personale. Successivamente questa distinzione andò ad indicare come gli
acusmatici (coloro che ascoltano) quelli che si occupavano degli aspetti
mistici e come matematici color che si occupavano di approfondire gli
aspetti razionali del pitagorismo.
Caso strano nell’antichità, i pitagorici elaboravano le dottrine
filosofiche lavorando in gruppo, non era il singolo che primeggiava ma la
squadra, a differenza di altri filosofi di altre scuole (anche quelli di
Mileto). Infatti Aristotele dopo aver parlato dei fisiologi, (Talete,
Anassimandro e Anassimene), esamina i pitagorici, senza far distinzione
fra Pitagora e i suoi discepoli.
Pitagora nacque nell’isola greca di Samo intorno al 580 p.e.c. . Viaggiò a
lungo per tutto il mondo antico: visitò Babilonia, l’Egitto; e forse anche
l’India. Durante questi viaggi venne in contatto con diversi matematici,
soprattutto a Babilonia, e , probabilmente ebbe notizia dei loro studi sui
numeri che oggi portano il suo nome, le terne pitagoriche, che gli
scienziati e matematici babilonesi conoscevano da più di 1500 anni.
Incontrò anche gli artefici di splendide opere artistiche ed
architettoniche, e gli aspetti matematici di queste meraviglie non
potevano sfuggirgli. Durante i suo viaggi conobbe inoltre le idee
religiose e filosofiche dell’oriente. poco dopo essere ritornato in
Grecia, Pitagora lasciò l’isola di Samo e si trasferì a Crotone, che
allora era una colonia greca sulla costa calabra. Vale la pena di
ricordare che il filosofo vide sicuramente con i suoi occhi della maggior
parte delle sette meraviglie del mondo antico.
Una di queste , il tempio di Era, sorgeva proprio a Samo, dove era nato;
oggi le rovine del magnifico edificio( delle centinaia di colonne che lo
sostenevano, solo una è rimasta in piedi) si trovano a poca distanza dalla
moderna cittadina Pythagorion, che ha preso il nome dall’illustre figlio
dell’isola. Pochi chilometri più a nord, al di là di un breve braccio di
mare, in una località che oggi appartiene alla Turchia, sorgeva il tempio
di Diana ad Efeso, un’altra delle sette meraviglie dell’antichità. Non
lontano, a sud di Samo, vi era il colosso di Rodi. Le piramidi e la Sfinge
si trovano in Egitto e Pitagora poté vederle, così come vide, a Babilonia,
i giardini pensili. A quell’epoca Crotone, con la Calabria e gran parte
dell’Italia meridionale, apparteneva al mondo greco, o meglio alla Magna
Grecia. Questa “Grande Grecia” comprendeva colonie sparse per tutto il
Mediterraneo orientale: ad esse si aggiunse poi Alessandria d’Egitto con
una popolazione prevalentemente greca (i cui discendenti continuarono ad
abitare la città fino all’inizio del ventesimo secolo). Non lontano da
Crotone c’erano grotte con oracoli simili a quello di Delfi, del quale si
diceva che predicesse la sorte e il futuro di uomini e nazioni.
Pitagora fondò una società segreta che si dedicava allo studio dei numeri.
Si attribuisce a questa società, i cui membri ebbero il nome collettivo di
pitagorici, l’elaborazione di un consistente “corpus” di scoperte
matematiche, svolta sempre in completa segretezza. Sia attribuisce ai
pitagorici una filosofia riassumibile nella massima secondo cui “il numero
è tutto”; essi adoravano i numeri, e riconoscevano loro qualità magiche.
Il simbolo della setta pitagorica era la stella a 5 punte inscritta in un
pentagono. le diagonali che formano la stella si intersecano in modo da
formare un altro pentagono più piccolo e capovolto rispetto al primo; se
si tracciano le diagonali di questo pentagono più piccolo ne viene fuori
un altro pentagono ancora così via all’infinito. Il pentagono e la stella
a cinque punte formata dalle sue diagonali , hanno alcune affascinanti
proprietà a cui i pitagorici attribuivano un significato mistico.
Intersecandosi l’una con l’altra, due qualsiasi di queste diagonali si
dividono in due parti disuguali; il rapporto dell’intera diagonale con il
segmento più lungo è uguale al rapporto di quest’ultimo con il segmento
più breve, e si trovano questi rapporti in tutte le diagonali successive,
via via più brevi. Tale rapporto è detto sezione aurea; è un numero
irrazionale uguale a 1,618...... . Dividendo 1 per questo numero si
ottiene la stessa esatta parte decimale senza 1, ovvero 0,618...... . La
sezione aurea, è presente nei fenomeni naturali non ché in quelle
proporzioni che l’occhio umano trova armoniose, ed é il limite del
rapporto dei numeri di Fibonacci, che vedremo in appendice, nel paragrafo
sulle piante.
In pratica, ed in sostanza:
si definisce sezione aurea di un segmento la parte di esso che è media
proporzionale fra l'intero segmento e la parte restante.
Quindi, dato un segmento A, se B è quella sua parte tale che:
A : B = B : C
essendo C la parte restante, si dice che B è la sezione aurea di A.
Per A = 1, B è uguale a (radice quadrata di 5 - 1)/ 2 , (circa 0.618....)
Stella a cinque punte
Nella stella a cinque punte ogni parte è la sezione aurea di un'altra.
I pitagorici scoprirono che anche l’armonia musicale corrisponde a
rapporti numerici semplici. Secondo Aristotele, essi credevano che ogni
cosa nell’Universo fosse riconducibile alla scala musicale ed ai numeri;
erano state proprio l’armonia musicale e le forme geometriche a
convincerli che “ ogni cosa è numero”. Inoltre erano sicuri che i rapporti
musicali fondamentali avessero a che fare solo con i numeri 1, 2, 3, 4 ,
la cui somma è 10; e il 10 è, a sua volta, la base del nostro sistema
numerico. I pitagorici rappresentavano il numero 10 sotto forma di un
triangolo che chiamavano tetraktys. I pitagorici consideravano sacra la
tetraktys e giuravano su di essa. Detto per inciso: secondo Aristotele,
Ovidio e altri autori classici, il 10 fu scelto come base del sistema
numerico perché gli uomini hanno 10 dita. Ricordiamo, però, che i
Babilonesi usavano un sistema numerico basato sul 60, e che ancora oggi
sopravvivono alcune vestigia di altri sistemi; per esempio la parola
francese che indica” 80” (quatre-vingt, cioè quattro-venti) è un residuo
di un arcaico sistema numerico in base 20.
Tornando al discorso principale; dai Pitagorici, e dalle loro scoperte
matematiche e geometriche, le nascenti confraternite massoniche attinsero
preziose conoscenze ed informazioni; erano formate da abili architetti e
muratori iniziati alle Scuole Misteriche dove studiarono anche tutto
quanto concerneva la geometria sacra. Sebbene la chiesa abbia considerato
i massoni piuttosto eretici, li hanno sempre impiegati per costruire gli
edifici più sacri in Europa – le grandi cattedrali (pensate ai simbolismi
di Chartres)- molti dei quali hanno contenuti il pentagono o simmetrie
quintuple. Analoghi alla cultura massonica c’erano gli alchimisti
dell’Europa medievale, scienziati, filosofi e maghi, uomini e donne, che
studiarono i misteri dell'Universo. Queste società hanno tramandato questo
simbolo quintuplo che ha mantenuto i suoi antichi attributi positivi e ha
significato la conoscenza nascosta e luminosa. Questa antica saggezza
sopravvisse nel segreto attraverso le scuole misteriche ed iniziatiche e
per altre risorse ancora, e continuò durante il Medio Evo su su fino ai
tempi attuali. Tuttavia, poiché questa conoscenza del Divino minacciava
l'autorità costituita e il potere della chiesa, coloro che la ricercavano
ed i simboli che usavano erano duramente perseguitati. La stella della
vita, che era stata un simbolo di illuminazione divina, fu stigmatizzata
come segno di pensiero eretico e fino ad assumere un significato
addirittura diabolico. La distorsione sul vero signifato del pentacolo fu
ulteriormente accentuata dall'uso del pentagramma inverso di alcuni culti
satanici che sono sicuramente più "Anti-Cristiani" che "Pagani"; infatti
le loro credenze non sono quelle della maggior parte dei gruppi
neo-pagani. I mezzi di comunicazione moderni continuano a distorcere il
significato del pentagramma mostrandolo sia dritto che in posizione
inversa, tuttavia ritraendo chiunque lo usi come malvagio. Nonostante
questa storia irta di difficoltà, il simbolo è sopravvissuto e continua ad
essere usato da coloro che sostengono la ricerca di conoscenza del Divino.
Il pentagramma sacro mantiene i suoi numerosi, antichi, meravigliosi e
magici attributi ed è ancora il simbolo di vita che è stato sempre.
Appendice
CASTEL DEL MONTE
Il 28 gennaio 1240, l'imperatore Federico II ordinò la costruzione di un
castello presso la chiesa (oggi scomparsa) di Sancta Maria de Monte, sita
in Andria. Castel del Monte, adibito a casino di caccia, è strutturato
secondo canoni che rispecchiano la sezione aurea.
Moltiplicando il lato minore delle sua sale trapezoidali per il rapporto
aureo pari a 1.618, otteniamo il lato maggiore. Dividendo lo stesso lato
minore per la radice quadrata di 1.618,ossia 1.272, otteniamo la larghezza
della sala. Solo alla latitudine del castello, i quattro punti
dell'orizzonte in cui sorge e tramonta il sole alle date dei solstizi
d'inverno e d'estate, se congiunti tra loro, tracciano un rettangolo
aureo. In tal modo Castel del Monte si colloca al centro di questo ideale
rettangolo in rapporto aureo.
Riguardo al portale, su di esso è sovrapposta una stella a cinque punte,
più precisamente un regolarissimo pentagono stellato che detta le
proporzioni della costruzione. La stella a cinque punte si può considerare
una trasposizione in geometria del rapporto armonico che è nell'uomo in
quanto la divina proporzione prima ancora di ritrovarla applicata
nell'architettura è nel corpo umano. Si rifece a questo Agrippa di
Nettesheim quando disegnò l'uomo microcosmo. Dunque sul portale della
facciata di Castel del Monte è rappresentato l'uomo.
LA GRANDE PIRAMIDE
La piramide di Cheope ( ca.3000 p.e.c. – prima dell’era corrente), a base
quadrata, è fra le più grandi costruzioni del mondo. L'altezza originaria
era di 146,59 m (attualmente di 137m.), il lato di base era lungo 232m.
(oggi 230) e ogni faccia triangolare era alta, dalla base al vertice,
186m. L'altezza è, con buona approssimazione, la sezione aurea del lato di
base. Come esempio della perfetta misurazione costruttiva si può ricordare
che l'altezza è uguale al perimetro della base diviso 2pgreco , tenendo
presente che quello che chiamiamo pgreco era noto già presso gli Egizi ed
aveva il valore di 3,16. Il rapporto fra il perimetro e il valore
(egiziano) di 2pgreco è pari a 146,83m. con uno scarto rispetto
all'altezza originale di appena 24cm.
NELL' UOMO
Già Vitruvio indicava la regola che l'uomo, se in piedi con le gambe
chiuse e le braccia distese in orizzontale, può essere inscritto in un
cerchio (si veda l'immagine di Leonardo), di cui il centro cade sulle
parti genitali; la lunghezza globale del corpo viene tagliata dalla vita
in due segmenti di cui il più lungo è una sezione aurea.
L'uomo se in piedi con gambe divaricate e braccia leggermente inclinate
verso il basso, può essere contenuto entro un pentagono regolare, il cui
centro coincide nuovamente con le parti genitali. Lo scultore greco
Policleto (ca. 420 p.e.c.) affermava che nell'uomo perfetto la lunghezza
complessiva del corpo viene suddivisa dai fianchi secondo la sezione aurea
(canone). La distanza tra i genitali e la laringe viene tagliata
dall'ombelico in un rapporto aureo, mentre quella tra la testa e
l'ombelico è analogamente tagliata dalla laringe.
.