Empatia

non sapevo dove metterla...

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  1. Lothwen
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    CITAZIONE (.Coyote. @ 2/3/2017, 13:28) 
    Concordo con Dark. Empatici per natura lo siamo tutti, eccetto le persone affette da psicopatia. Poi ovviamente c'è chi è più sensibile e chi meno...

    Sono d'accordo anche io, l'ho sempre considerata una capacità che (quasi) tutti abbiamo normalmente e che, come ogni cosa, può essere più o meno sviluppata a seconda della persona grazie anche a "un'educazione emotiva" per così dire
     
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  2. Admerals
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    CITAZIONE (Tremotino8 @ 2/3/2017, 13:35) 
    CITAZIONE (Admerals @ 2/3/2017, 13:03) 
    No mai, ho smesso anche di andare ai funerali stavo troppo male.

    Nei cimiteri evito di entrare perché l'ultima volta mi girava tanto la testa che quasi cadeva a terra.

    Forse con il pappagallino che ho c'è qualcosa, nel senso che da quando è qua mi innervosico con il volume alto della tv o della voce delle persone quando uralno e vorrei abitare da sola in pace e tranquillità, non mi è mai capitato o meglio forse con il cane che avevamo credo di si ma non cia avevo mai fatto caso, con le persone non lo so dovrei badarci.

    Allora prima bisogna imparare a schermarsi, altrimenti l'emozione pervade e ci altera. Secondo me, allenandoti puoi amplificarla anche con le persone, ma la capacità di schermarsi a seconda del bisogno è indispensabile.

    Consigli come farlo? Infatti mi ero arrabbiata parecchio volevo stare da sola tutti mi irritavano.
     
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  3. Tremotino8
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    Trovare prima il tuo equilibrio Admerals e poi prendere il controllo delle emozioni per riuscire ad assecondare quelle utili e sminuire quelle dannose.
     
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    A me ha aiutato molto imparare a chiedermi cosa sto provando e perchè, cercando di distinguere tra i vissuti che avevano una causa "mia" e quelli che invece erano senza una ragione e che quindi appartenevano a terzi. Quando riconoscevo le emozioni come non mie, mi ripetevo che appunto nonmi appartenevano e che non le volevo addosso, e le scaricavo a terra, mi lavavo le mani con acqua fredda e sale, facevo la doccia sempre passando anche il sale. Uso il passato, ma a volte lo devo fare tuttora..però adesso è più semplice...devi in primis ricordarti di farlo, perchè di solito,nel caos delle emozioni, questo pensiero sfugge. Almeno, questa è la mia esperienza
     
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  5. Alasia27
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    io credo che...la maggior parte delle cose che proviamo non deriva realmente da noi, siamo continuamente influenzati da ciò che ci circonda.
    se la si vede da questa prospettiva, siamo tutti fin troppo empatici. XD
    la bellezza dell'empatia però sta proprio nel rendersi conto di ciò che ci appartiene e di quello che invece non fa parte di noi, li sta la vera consapevolezza a mio avviso.
    Siamo tutti collegati, che ci piaccia o no e spesso questo può risultare un ostacolo nella ricerca e nella comprensione di noi stessi, perchè non sappiamo proteggerci (non ci viene insegnato a scuola come la matematica o la geografia), altre volte perchè nel mondo in cui viviamo oggi non abbiamo spazio (ci ammassiamo nelle città per comodità ma sentiamo il bisogno di scappare per rifugiarci in natura e riconnetterci alla terra e al nostro essere) altre volte perchè non abbiamo fiducia in noi...insomma i motivi sono tanti ma è ovvio che se non siamo coscienti di ciò che siamo e quello che ci circonda il campo aurico di altri sicuramente andrà ad intaccare più del dovuto il nostro, creando in noi sentimenti, sensazioni o pensieri che non ci appartengono realmente.
    alcuni semplici rituali possono aiutarci a "pulire" la nostra energia e a migliorare il nostro sentire, come sarebbe giusto (sale, alcuni tipi d'incensi, resine ecc... possono essere ottimi alleati è verissimo anche tecniche specifiche possono migliorare il tutto).
    perchè se non riusciamo a distinguere ciò che è nostro da ciò che non lo è, temo sia pura illusione esser convinti di esser più o meno empatici.
    ho l'impressione che ciò di cui ci accorgiamo è solo la punta di un iceberg ... aimè
     
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    Voglio condividere alcune cose che ho trovato su un libro:
    In alcuni casi si tratta di un fenomeno prettamente razionale e riconducibile a pensieri che in qualche modo sono stati impressi nel subconscio in modo subliminale e semplicemente vengono estratti dal cervello al momento giusto, magari in seguito a una pubblicità. In quei casi può accadere che non ricordi le scene viste, ma il tuo cervello sì, indi per cui le elabora e le trasforma in pensieri. Es. Stai guardando un film con un tuo amico dove c'è una scena in cui i protagonisti bevono un caffè. Alla fine del film l'amico che è con te ti dice che gli andrebbe un buon caffè. Tu rispondi "Stavo pensando la stessa cosa".
    In altri casi invece, c'è qualcosa di più di semplici casualità.
    La risposta è molto semplice, quanto banale e scontata: Siamo tutti connessi, ma vorrei spiegarti il perché.
    CITAZIONE
    Il principio di base è che, pur considerandoci entità distinte e separate dal tutto, in realtà siamo parte di un sistema più vasto costantemente collegato.

    Un sistema più vasto nel quale si verificano quelli che Carl Gustav Jung e il premio Nobel per la fisica Wolfgang Pauli chiamarono "eventi sincronici": eventi atemporali (non sincroni), legati da un rapporto di analogo contenuto significativo.
    C'è stato qualcun altro che ha studiato questo tipo di fenomeni dal punto di vista scientifico, ossia il premio Nobel per la fisica, nel 1933, Erwin Schrödinger, che ha dato a questo fenomeno il nome di "entanglement quantistico".
    CITAZIONE
    L'entanglement quantistico
    (in inglese letteralmente "groviglio, intreccio)
    è un fenomeno in cui lo stato di due o più sistemi fisici
    dipende dallo stato di ciascun sistema,
    anche se essi sono spazialmente separati.
    Viene a volte reso in italiano
    con il termine di "non-località".

    In pratica gli studiosi - da Schrödinger a Pauli, passando per Einstein, che non riusciva a darsi una risposta su molte cose, fino ai fisici dei giorni nostri hanno scoperto questo:
    CITAZIONE
    Il mondo (o l'Universo) è un grande scenario in cui tutto è direttamente e intimamente interconnesso.
    Un luogo in cui un cambio di un singolo sistema implica il cambiamento degli altri.

    E adesso arriviamo al punto forte.
    Cosa dice quindi la scienza?
    La scienza (quella ufficiale) dice questo:
    CITAZIONE
    prendendo un elemento primario della materia e suddividendolo in componenti più piccoli (ad esempio prendendo un atomo e isolando due elettroni che girano sulla stessa orbita) e in seguito allontanandone le parti ricavate - anzi non solo allontanandone, ma mettendole addirittura ai due estremi opposti dell'universo - è dimostrato scientificamente che queste due "parti" dell'atomo originale rimangono interconnesse tra loro, proprio quando erano parti dello stesso atomo!

    Come l'hanno capito gli scienziati? Ti faccio un esempio.
    Prendiamo proprio un atomo (elemento primario).
    Gli elettroni che girano sulla stessa orbita di un atomo hanno una caratteristica che riguarda il senso di rotazione dell'elettrone (che viene chiamato spin): se un elettrone gira verso destra, l'altro gira sempre verso sinistra (ovvero hanno spin contrario).
    Isoliamo i due elettroni e allontaniamoli fra loro per una distanza indefinita.
    Visto che questi elettroni si sono "incontrati" (appartenevano allo stesso atomo), da quel momento in poi se cambi il verso di rotazione di uno dei due elettroni, istantaneamente cambierà "da solo" anche il verso di rotazione dell'altro elettrone.
    Quindi perché siamo tutti connessi?
    Se è vero che nell'universo nulla si crea e nulla si distrugge (Lavoisier) e se è vero che subito prima del big bang tutti noi eravamo, a livello di atomi, UNITI INSIEME in uno spazio di DENSITÀ INFINITA allora, se tutto questo è vero (come sembra che dica la scienza ufficiale), la conclusione possibile è solo una: Siamo stati in un certo momento (e dunque rimaniamo anche oggi) interconnessi con tutto ciò che ci circonda. Persone, stelle, galassie, materia, tutto.
    Questo è vero in generale, a livello atomico.
    Ma sembra che questo abbia poi un effetto "sensibile" (ovvero di cui ci si può accorgere) soprattutto tra le persone, quando le persone sono state legate da eventi emotivi più o meno forti (come la nascita di un figlio), branche "di confine" della psicologia studiano anche questi aspetti, nonostante non siano accettati dalla scienza ufficiale.
    E questo è quanto.
    Ti faccio ora un altro esempio.
    Nella magia, a volte, per gli incantesimi verso altre persone si utilizzano elementi che appartenevano alle persone in questione (o una foto).
    In accordo con ciò che ho scritto, si può ben capire il perché!

    Edited by fidio46 - 30/7/2018, 12:03
     
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  7. Elendil
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    Il termine empatia è diventato davvero confuso nell'ultimo secolo (ma potremmo anche dire che si è arricchito di sfumature). Volendo disambiguare la parola ai fini di questa discussione di carattere "magico" la definisco "Capacità di percepire e "sentire" in un quadro unitario l'insieme di segnali verbali, non verbali e "sottili" (visto che qui ci possiamo capire) che comunicano lo stato emotivo ed energetico di un essere vivente". Ovviamente è una mia scelta di parte.
    Percepire non significa per forza "confluire" (cioè confondersi con quello che si sente). L'empatico può essere consapevole e sentire l'emozione dell'altro rimanendo pienamente se stesso e quindi salvaguardandosi dalla vertigine causata da vissuti fortissimi o estremamente dissonanti.
    "Arginare" o "Fermare" le proprie capacità empatiche significa perdere una qualità importante. Un punto di vista più pieno sul mondo. Come sa bene chi lavora con casi di disagio estremo, l'importante è impedire la "confluenza" (o declinato in modo leggermente diverso il meccanismo di transfert e contro-transfert).
    Lavoro con i tossicodipendenti che spesso, per via dei loro vissuti, sono persone estremamente empatiche che non hanno poi trovato modo di gestire la "confluenza" se non spegnendo il loro contatto con il mondo attraverso le droghe (parlo soprattutto di eroinomani e alcolisti). Quello che faccio è invitarli e accompagnarli ad accettare quello che sentono, a "stare" nel proprio vissuto empatico senza far saltare i confini fra "il sè" e "l'altro".
    Anche un "mago" può farlo. Imparare a sentire senza confondersi. Un esempio è il lavoro che fa un attore. L'attore (se è bravo) sente quello che sente il suo personaggio. Non finge, recita. Entra nei panni di chi deve rappresentare. Però resta libero e separato pur vivendo tutto pienamente e riuscendo a comunicare un'emozione non sua.

    Per amore della fisica quantistica poi preciserei (sicuramente fidio46 lo sa ma dalle sue parole il concetto esce poco chiaro) che
    1) Lo spin degli elettroni non definisce una vera "rotazione". Essendo puntiformi e definiti da "nuvole probabilistiche" non girano verso destra o sinistra. Lo spin richiama per analogia il movimento rotatorio ma in questo caso definisce uno stato quantico che non si può rappresentare in modo "visuale".
    2) Lo stato "entangled" non è intrinseco agli elettroni di un atomo ma va creato (per esempio grazie a collisioni). In più è estremamente fragile e difficile da mantenere, comunque negli ultimi anni gruppi di ricerca sono riusciti a rendere "entangled" strutture sempre più grandi. Il record attuale è appena stato raggiunto da ricercatori cinesi (18 quantum bit)
     
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36 replies since 11/2/2009, 20:34   1892 views
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