Il ciclo mestruale

Sangue e Magia

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  1. Dantalian
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    Ho trovato questo articolo sul web e vorrei riportarvelo. Non so se la sezione è adatta ma mi sembrava la più affine.

    Il valore e il modo di vivere il ciclo mestruale sono variati notevolmente nei millenni.
    L’argomento merita senz’atro una considerazione approfondita che, partendo dal passato, possa mettere in luce i significati antropologici e le dinamiche sociali legate a questo aspetto della vita.

    Partiamo dal passato dunque.
    Sembra ormai diffusa l’ipotesi che fino a 5 mila anni fa, prima dell’avvento del patriarcato, esistessero in tutto il mondo delle civiltà in cui erano le donne a trovarsi al centro della società e della cultura. Recenti ricerche archeologiche e nuove interpretazioni sui ritrovamenti, condotte soprattutto da studiose, hanno evidenziato come il ciclo mestruale e il corpo femminile fossero centrali nell’approccio alla vita, tanto da venire considerati sacri e come il sangue mestruale stesso ritenuto generatore e rigeneratore di vita.

    Secondo questa visione, proprio dal mestruo, sangue versato naturalmente e non dovuto a malattia o a ferita, caratteristica esclusivamente femminile, la civiltà prese avvio.
    Dalla ciclicità del mestruo femminile infatti affiorò la coscienza dello scorrere del tempo: di mese in mese le mestruazioni ricomparivano, accompagnate dalle fasi lunari, collegamento che fu chiaramente stabilito fin dalle epoche più remote.

    Il primo calendario era quindi lunare anziché solare; ne deriva che un anno era composto da tredici mesi invece dei nostri dodici, così come le donne avevano tredici cicli mestruali all’anno.
    A testimonianza di questa concezione del tempo, i più antichi calendari ritrovati sono oggetti a forma di bastone con 13 tacche che rappresentavano i mesi lunari di 28 giorni. Inoltre era chiaro anche il legame che la Luna ha con le gravidanze e i parti, con la semina e la crescita delle piante, con la vita animale e con le maree.

    La stretta associazione delle donne con i cicli della natura era evidente ed era oggetto di venerazione.

    Per i popoli dell’Età della Pietra il mistero della nascita dei bambini era attribuito tutto alla donna, al pari delle mestruazioni, ignorando completamente il contributo degli uomini alla nascita. Si riteneva dunque che le donne fossero dotate di poteri, che permettevano loro di far nascere i bambini.
    La nascita dal corpo della donna della concezione dello scorrere del tempo trova riscontro anche dal punto di vista linguistico: nel termine latino mens e in quello greco men, menos che significano luna, mese e misura. Da questi termini derivano la parola italiana mente, mind in inglese, Metis, dea greca dell’intelligenza (anche da Maat, dea egiziana della saggezza).

    Dal termine greco metra, che significa utero, deriva la parola metro, a indicare l’unità di misura (in origine temporale), identificata con il mese lunare corrispondente appunto al ciclo mestruale. Dallo stesso termine deriva la parola madre, assieme a tutte traduzioni assonanti nelle altre lingue (mother, mutter, mère, mãe…).
    Troviamo conferme etimologiche anche per quanto riguarda la nascita del senso del sacro dal corpo femminile, capace di creare vita e di essere in collegamento con l'energia cosmica.
    La stessa radice me o ma si ritrova nella parola polinesiana mana, che indica la forza non corporea immanente all’universo, o in quella latina Mani, che indicava presso i Romani gli spiriti dei defunti, o ancora in Manito, il grande spirito dei Nativi Americani.

    Le donne erano in contatto con queste energie sacre e ad esse si allineavano in vari modi: secondo il ciclo della Luna Nera, mestruando durante il Novilunio, o secondo il ciclo della Luna Rossa, mestruando in Luna crescente e ovulando in Novilunio, o ancora seguendo la Sorellanza Ovarica, sincronizzandosi alle altre donne del gruppo. Durante le mestruazioni il contatto con l’energia cosmica era ancora più profondo e la sensibilità femminile si acuiva a tal punto da renderle capaci di profezie. Originariamente il significato della parola tabù era sacro e le donne nel periodo mestruale erano considerate tali. I loro sogni e le loro visioni era usati per guidare la tribù, e nelle culture indigene l’intera tribù festeggiava le giovani donne con riti di passaggio. Il sangue sacro era celebrato con riti religiosi che sopravvissero anche in epoca patriarcale, come ad esempio i Misteri Eleusini della Grecia classica, il cui nome greco mhysterios contiene il termine hysterion che significa utero.

    Le celebrazioni di tutti i momenti salienti della vita femminile avevano grande importanza: il menarca, la gravidanza, il parto, la menopausa erano sottolineati da riti. Durante questi riti spesso un gruppo di donne inscenava racconti mitici il cui preciso intento e significato restano misterioso.

    Le aborigene Priljari Tjara dei deserto occidentale dell'Australia eseguono una rappresentazione rituale in sette episodi, le cui prime due scene descrivono la scoperta del cibo, dell'acqua e di un rifugio. Il terzo episodio riguarda la prima mestruazione dell'iniziata, che riceve consigli sul sesso dalla sorella maggiore. Negli ultimi quattro episodi l'adolescente, riconosciuta l'attrazione sessuale, va alla ricerca di un uomo e infine lo sceglie; questi è interpretato da una donna in menopausa.


    Una variante del rituale prevede che una delle giovani venga ritualmente rapita e stuprata, dopo di che le donne catturano e, sempre ritualmente, mutilano il violentatore. In entrambe le versioni il finale del rito, che è fonte di gran divertimento per tutti coloro che vi partecipano, prevede canti e danze celebrative.

    Queste civiltà erano matrilineari, in quanto la discendenza era di madre in figlia, e matrilocali, poiché le donne rimanevano negli stessi luoghi ed erano i maschi ad andare a vivere con loro.
    Bambine e bambini erano allevati comunitariamente nel clan materno ed era impensabile che un maschio avesse su di loro potere.
    Matrilinearità e matrilocazione sono termini diversi da matriarcato, che sottintende una dominazione delle donne sugli uomini (come accade al contrario con il patriarcato): in queste società l'elemento femminile era investito naturalmente di autorità e considerazione senza bisogno di predominio coercitivo, proprio perché la visione della vita, i culti e i simboli erano femminili.
    Infatti alle donne era affidato il ruolo più importante nell'approvvigionamento del cibo per la loro conoscenza delle piante, nell'organizzazione ordinata della società e della vita quotidiana, nonché nella spiritualità e nel culto.
    Da tali premesse si sviluppò il modello ciclico di vita-morte-rinascita, che troviamo diffuso dappertutto già nella remotissima era paleolitica, quando le caverne - sacre perché ritenute uteri della terra - venivano intonacate con ocra rossa e i morti vi venivano sepolti dipinti di rosso e in posizione fetale per propiziarne la rinascita.

    Nel tempo furono adottati alcuni animali a simboleggiare l'energia di vita che pervade il cosmo: tra questi importante era la femmina del cinghiale, sentita come il vaso-utero da cui era nato il mondo.

    L’etimologia ci serve di nuovo come conferma: hys in greco significa maiale, hysteron, come già detto, indica l’utero. Dal punto di vista rappresentativo dorso curvo della femmina di cinghiale era visto come la volta del cielo e la sua pancia come la "coppa inferiore" che gli astri percorrevano quando non erano visibili dalla Terra, che si trovava nel mezzo.

    Il cinghiale femmina li ingoiava con la bocca e li partoriva da dietro, in un moto ciclico continuo. La coppa inferiore era vista anche come simbolo della Luna Nera, corrispondente al flusso mestruale.

    Basandosi sulla ciclicità del periodo mestruale e delle fasi lunari, si credeva inoltre che gli esseri viventi alla morte percorressero anch’essi la coppa inferiore, o mondo invisibile, per rinascere.

    Altri animali simbolici da cui il mondo aveva avuto vita erano un uccello (che aveva deposto l’uovo originario del mondo), e il serpente.

    Per numerosi popoli primitivi esiste un legame associativo molto forte tra il serpente e il ciclo mestruale. Presso gli Indiani Chiriguanos, quando una ragazza ha le prime mestruazioni, le donne della tribù tentano di scacciare «il serpente che l’ha ferita» con dei bastoni, mentre le ragazze Basuto invece danzano intorno all’immagine del serpente (Theodor Reik, Pagan Rites in Judaism, New York 1964, pp.84).
    Anche in Portogallo il ciclo mestruale è associato al serpente, e in Germania nel XVIII secolo si credeva che il pelo pubico di una donna durante il suo ciclo, se seppellito, sarebbe diventato un serpente.
    Le tribù dell’Orinoco sostengono che i serpenti tentano di copulare con le donne durante il loro periodo e in India c’è un’antica credenza secondo cui le donne, durante questo periodo, sono possedute da uno spirito maligno sotto forma di serpente.
    Infine l’opinione rabbinica generale sostiene che le mestruazioni siano la punizione che il Signore inflisse a Eva per aver accettato la mela dal serpente (Louis Ginzberg, Legends of the Jews, Philadelfia 1938, p. 89 e p. 106).
    Reik sostiene che, essendo la forma del serpente simile a quella di un pene eretto, l’implicazione sia che la deflorazione prodotta da questo produca l’emorragia delle mestruazioni (T.Reik, op.cit.p.85).
    Ma interpretare il serpente come simbolo fallico maschile sembra un forzatura: gli stessi rabbini nei loro commenti confermano questa tesi poiché, se le mestruazioni sono la punizione del peccato, di che peccato si tratta? Eva fu deflorata solo dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre e partorì Caino. Quindi il peccato di cui si tratta non è un peccato eterosessuale, bensì un peccato antecedente la copulazione, ma pur sempre in un contesto genitale.
    È molto più logico quindi associare il simbolo del serpente con la clitoride femminile che con il pene maschile, tramutandolo in simbolo sessuale femminile.
    In questa ottica il peccato di Eva è identificato con la masturbazione, e per questo fu condannata alla deflorazione e al rapporto eterosessuale.

    Riguardo l’associazione tra serpente e mestruazioni, vi è un racconto diffuso tra gli aborigeni dell’Australia, detto “racconto delle sorelle Wawilak e Yurlunggur”, che diventa il tessuto narrativo di alcuni riti d’importanza vitale per i clan aborigeni. Vi sono molte varianti tra i diversi gruppi aborigeni che modificano le azioni dei principali protagonisti, anche se, nel carattere sostanziale, il significato del racconto rimane intatto.
    I riti agganciati a questo episodio possono variare nei nomi: in alcune regioni il racconto è conosciuto con il titolo “La vergogna del serpente arcobaleno” in altre aree “ La storia delle due sorelle”. Nel 1952 W.Lloyd Warner osservò alcuni riti dove il racconto trova una collocazione ben precisa il Djunggan, rito primario della circoncisione, il Kunapipi, il rito
    della fecondità, e l’Ulmark un rito che appartiene agli iniziati più anziani.

    C'è ancora una marea di roba che non ho riportato, vi invito a vederla sul sito, è interessante.

    FONTE: www.ilcalderonemagico.it
     
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  2. deaverde
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    Bellissimo post, complime ti
     
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  3. Mistery77
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    Davvero interessante questo post. Bello!
     
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2 replies since 28/4/2014, 18:26   1913 views
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